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Per capire la filosofia del sistema didattico SNSI, è necessario fare un poco di storia della subacquea. Dal suo apparire come attività svolta in funzione della pesca del pesce ai giorni nostri, ora, che il 95% dei praticanti ha altre motivazioni. E’ altrettanto importante sapere ciò che differenzia lo sviluppo di questa attività nei due Paesi che a noi interessano: Europa e Stati Uniti d’America. Trascureremo paesi che hanno a loro volta grandi tradizioni, ma vedremo, nel corso della trattazione, come gli USA hanno influito sul cambiamento avvenuto nello sviluppo ed evoluzione: da una attività venatoria, ad una di osservazione, motivazione, aggregazione e, perché no, lavorativa. L’attività subacquea è infatti diventata attività turistico/ricreativa, con coinvolgimento professionistico di persone ed Aziende. Senza ripetere ciò che altri hanno già scritto sull’uso della preparazione
di Uomini Rana, destinati ad uso bellico: individui particolarmente portati ad un’attività che allora richiedeva capacità fisiche e mentali fuori dal comune. Questi uomini venivano preparati per affondare navigli militari di paesi belligeranti tra loro, i quali, puntando sulle loro caratteristiche eccezionali, li inviavano ad appendere esplosivi sotto le navi che facevano poi brillare.

La nostra storia la possiamo definire “moderna” se iniziamo dagli anni sessanta. Il cambiamento è partito dagli USA, dove esperti subacquei che praticavano l’attività da tempo, si diversificarono nell’evoluzione: alcuni rimasero nelle associazioni amatoriali NAUI e YMCA, mentre altri confluirono nella NASDS, da cui successivamente uscirono per costituire la PADI, e la SSI.

Abbiamo citato le organizzazioni più importanti in quanto a numeri e diffusione.

Tutte insieme le organizzazioni didattiche americane negli anni ‘80 costituirono una associazione, la RSTC (Recreational Standard Training Council) che realizzò gli standard minimi per i vari livelli di certificazione. Tali standard sono oggi il riferimento per tutti i paesi ad interesse turistico subacqueo.

Mentre la NAUI – National Association Underwater Instructor fra le “amatoriali”, pur essendo associazione nazionale, si è diffusa all’estero cedendo i diritti della distribuzione dei materiali, la YMCA è rimasta sul solo territorio americano.

Delle altre due:

  • La PADI per anni è stata associazione no profit, poi ha cambiato con intendimenti commerciali, e si è diffusa fino a diventare la più distribuita nel mondo, avvalendosi nel fare ciò di istruttori indipendenti. Gli Istruttori PADI non dovevano più dipendere dalle varie commissioni per organizzare i corsi. Una volta acquisita la certificazione di istruttore erano abilitati a farli in proprio, rispettando gli standard dell’agenzia e facendo riferimento alle varie sedi per i servizi di certificazione e l’acquisto dei materiali.
  • La SSI invece è partita subito come organizzazione didattica commerciale ed ha preferito farsi distribuire nei vari Stati da agenzie regionali; gli istruttori devono fare riferimento ad un concessionario di marchio commerciale che può essere un negozio o un diving center affiliato SSI.

Ma cosa ha fatto iniziare questo cambiamento?

L’evoluzione delle attrezzature ha fatto sì che non solo coloro in possesso di grandi capacità natatorie potessero immergersi e poi risalire dall’acqua, ma anche persone con limitate capacità acquatiche e natatorie e che non più solo i “Macho” potessero praticare la Subacquea. Con gran dispiacere dei pionieri, un’attività per pochi, stava diventando un’attività quasi di massa: ora, praticamente tutti possono praticarla, addirittura financo coloro che hanno problemi funzionali agli arti possono immergersi. I disabili possono, compatibilmente con una preparazione adeguata al proprio handicap, provare quella sensazione meravigliosa che è il “volare” nel mondo sottomarino.

Le nuove attrezzature hanno reso l’attività più fruibile anche alle donne: si calcola che il 32% dei subacquei siano donne. Ciò è dovuto a due fattori: le Aziende realizzano equipaggiamenti sempre più sicuri e confortevoli; le organizzazioni didattiche a loro volta hanno adattato le tecniche d’insegnamento alla modificazione del mercato.

Ciò è iniziato negli USA, e nel 1980 il cambiamento nell’insegnamento è arrivato in Italia.

La prima organizzazione didattica Italiana fu concepita e realizzata da due subacquei: Luigi Ferraro e Duilio Marcante. Il primo, medaglia d’oro al valore militare per le sue imprese, durante l’ultima guerra mondiale, insieme ad altri valorosi, avvalendosi di mini sommergibili chiamati “maiali” affondò diverse navi; utilizzando degli autorespiratori ad ossigeno a circuito chiuso per non fare le bolle che potevano essere notate in superficie, essi attaccavano l’esplosivo alle navi e poi lo facevano “brillare”. Il secondo, insegnante di educazione fisica, è colui il quale avrebbe realizzato in seguito il sistema didattico federale.

Per avere maggior peso politico si unirono alla FIPS creando il settore subacqueo di una delle federazioni del CONI, ottenendo così una legittimazione utile anche a portare nelle casse del settore subacqueo i contributi che il Coni destinava alle federazioni che, non aventi finalità di lucro, facevano praticare ai loro associati una attività sportiva: la pesca subacquea, oppure quella con la canna.

In quegli anni, non essendosi ancora sviluppata un’educazione ambientale, la pesca era il motivo per il quale la maggior parte delle persone praticavano l’attività subacquea. Purtroppo non sempre gli interessi del settore della pesca con la canna coincidevano con quelli dei subacquei. A seguito di situazioni di attrito tra le parti rappresentanti i due settori, attorno agli anni settanta, ci fu l‘uscita di alcuni appartenenti alla FIPS che costituirono la FIAS (Federazione Italiana Attività Subacquea). Forse a causa del fatto che la nuova Federazione non si discostava molto dalla FIPS, avendo gran parte degli stessi problemi: Consiglio federale, comitato regionale, sistema verticistico. In pratica era la parte politica che decideva mentre il settore portante, quello didattico, doveva dipendere dai dirigenti federali.

Un gruppo di istruttori della FIPS insieme ad un altro della FIAS si riunirono e costituirono l’ANIS, (Associazione Nazionale Istruttori Subacquei): essa avrebbe dovuto attrarre gli istruttori delle due Federazioni, non per formare nuovi subacquei, bensì per rappresentare gli istruttori di tutte le organizzazioni didattiche. L’intenzione era buona, il risultato un po’ meno.

Ora l’ANIS è una terza associazione che, come le altre due, ha la parte politica ed il settore tecnico. Gli istruttori organizzano corsi allievi disattendendo il progetto iniziale per cui fu costituita, ma non discostandosi dai sistemi e modi didattici nazionali.

Essendo tutte e tre le associazioni senza finalità di lucro, con la stessa filosofia nello svolgimento dei corsi, il loro apparato non era molto disponibile ai cambiamenti, ed in modo particolare agli investimenti necessari per cambiare il sistema didattico che non era più aderente al mutare dei praticanti. Infatti, gli interessi dei nuovi iscritti ai corsi, nella maggior parte dei casi, non coincidevano col dover seguire un corso di sei mesi in piscina per conseguire il brevetto di primo grado “Open Water Diver”. Ciò era invece
necessario quando le attrezzature erano primordiali, non esisteva ancora il Gav, “bisognava perciò sapere pinneggiare bene per risalire”, non c’era il manometro, “occorreva grande esperienza per calcolare l’autonomia”, si usava il bibombola dal peso considerevole da trasportare fuori dall’acqua, non esistendo ancora i diving.

Fu facile in quel momento per le organizzazioni didattiche Americane presentarsi con metodologie didattiche moderne, ed imporsi sul territorio, facendo apparire la subacquea più accessibile. La durata dei corsi, che prima era di 6 mesi, avvalendosi di nuove tecniche d’insegnamento si riduceva enormemente; era superato il sacrificio per gli inesperti, che soffrivano a percorrere decine e decine di vasche della piscina nuotando a “rana”, (anche se non si è mai visto un subacqueo in difficoltà per la corrente,
togliersi le pinne e nuotare a rana). La vestizione sul fondo in apnea, che richiedeva duri allenamenti, non veniva più fatta. Era più facile imparare a svuotare la maschera con l’aria contenuta nella bombola che non in apnea. Stava passando il concetto che la subacquea è un’attività da definire “attrezzatura dipendente”, e soprattutto che, nell’apprendimento, la motivazione più importante fosse il divertimento, non la sofferenza.

Con il riconoscimento degli standard RSTC da parte di tutti i Paesi interessati al turismo subacqueo, i corsisti, una volta conseguito il brevetto, potevano fare esperienze d’immersioni nelle destinazioni più belle con mari diversi dal solo Mediterraneo. Era nata l’era dei piccoli passi nell’educazione subacquea. Non più corsi “so tutto” al termine dei quali gli allievi sapevano quasi tutto delle leggi fisiche, del comportamento dei gas nel corpo umano, sapevano effettuare una perfetta rana subacquea, svuotavano la maschera in apnea con un solo atto respiratorio, raccoglievano numerosi piombi da un chilo sparsi sul fondo della piscina. I pochi che arrivavano al termine del corso, non avevano fatto quello per il quale si erano iscritti: non avevano fatto esperienze in mare dove erano andati poche volte, solo per fare gli “esami”. Non si erano divertiti, non avevano stimoli a continuare un’attività che non gli aveva dato ciò che è fondamentale: Motivazioni.

E questo è ciò che ha indotto alla nascita della SNSI.

Occorreva un minimo di storia per capire il perché della nascita della SNSI (Scuba and Nitrox Safety International), e del perché di questo marchio.

La filosofia SNSI parte da una serie di considerazioni e di tabù.

Per primo le considerazioni: emergevano negli anni novanta quando è iniziata, in Italia, l’era dei PC e dei telefonini. Il movimento subacqueo cominciava a perdere praticanti che venivano distratti da altri interessi e dal fatto che occorreva dare una svolta alle motivazioni. In modo particolare per i già subacquei che necessitavano di un cambiamento, a condizione che non aumentasse le probabilità di rischio anzi, le riducesse.

Questa possibilità, noi l‘avevamo identificata nell’uso del nitrox che, pur essendo usato per attività di ricerca e militare da tempo, era visto come una miscela pericolosa per via dei rischi connessi all’ “iperossia”. Come tabù, poteva essere concepibile agli inizi delle esperienze, quando l’attività subacquea era un’attività “estrema” praticata con la prestanza fisica, grande coraggio e molto “testosterone” ma non molte conoscenze di quelli che potevano essere i rischi. Tali rischi venivano spesso studiati avvalendosi
dell’elaborazione dei dati fisiologici adattati alle necessità dei sommozzatori della marina USA, individui fisicamente prestanti, allenati e votati al rischio, sui quali sono state testate le tabelle di decompressione U.S.Navy.

Il tabù dell’iperossia avrebbe dovuto essere superato con l’avvento dei subacquei che svolgono attività turistico/ricreativa e si avvalgono di limiti di non decompressione. I subacquei ricreativi non hanno interesse a fare 15’ di immersione a x metri per passarne 20 a fare decompressione: al contrario, essi vogliono ridurre la profondità per aumentare il tempo di permanenza in immersione; con la consapevolezza che, anche se la MDD non è esclusa, stando nella curva di non decompressione, il rischio di incorrervi diminuisce di molto, e se anche vi si incappasse, essa si manifesterebbe in forma tanto lieve da non costituire grossi problemi nel superare quelle che ne sono le complicazioni.

Occorreva però superare il preconcetto che in quel periodo “l’ambiente subacqueo” aveva, per la vecchia concezione dell’attività. I vecchi sub preferivano: “farne una ma fatta bene”. Ritenevano che tutti la pensassero come loro ed erano terrorizzati dagli effetti della aumentata concentrazione di ossigeno nell’aria contenuta nelle bombole che sfocia in sintomi iperossici.

Ora tutti lo negheranno, ma quando decidemmo per primi come agenzia didattica ricreativa di realizzare il corso nitrox , nell’anno 1994, nessuno aveva prodotto un manuale come “l’immersione con il nitrox” nel quale si iniziava ad insegnare l’uso dell’aria arricchita di O2 ai subacquei ricreazionali, i quali, già educati alle immersioni con “no decompression limits”, non superando mai la profondità dei 39/40 metri, non vedevano ostacoli a tale nuovo parametro. Se si poteva o aumentare il tempo d’immersione
rimanendo in curva, o ridurre ancora di più il rischio di MDD rispettando i limiti dell’immersione con aria, perché non farlo?.

Tutti i “cosiddetti” esperti però continuavano a dire che il nitrox era pericoloso per cui decidemmo di realizzare un marchio didattico nuovo creando un testo stampato e non ciclostilato come quelli che esistevano a quel tempo.

Avremmo potuto anche usare parole italiane nel marchio essendo noi per primi italiani, ma orgogliosamente abbiamo cambiato tendenza. Negli ultimi anni le didattiche d’oltre Oceano avevano fatto scuola, l’Italia, che pur aveva vantato per anni una leadership nell’insegnamento subacqueo, era diventata terra di conquista da parte di organizzazioni didattiche che nei loro paesi erano niente e nessuno, bastava avessero origine negli USA, o un marchio anglosassone, ed entravano come fossero in possesso di chissà quali sistemi didattici rivoluzionari.

E’ stato creato un marchio con l’intendimento non solo di imporlo in Italia, ma di esportarlo. I risultati hanno dimostrato che la scelta era giusta: già dall’anno 2000 l’SNSI è presente in quattro stati esteri, ed è stata la prima organizzazione didattica specializzata nel nitrox ad ottenere l’ingresso nella RSTC Europa.

Ma l’evoluzione è continuata: nel 1997 abbiamo realizzato il manuale per il corso “SCR” (Semi Closed Rebreather); anche questa volta la scelta è stata coerente con la filosofia SNSI, continuare con motivazioni che mantenessero l’interesse verso la pratica dell’attività subacquea orientata ai praticanti a scopo ricreativo, che sono il maggior numero. Siamo andati avanti senza ascoltare i detrattori del semichiuso i quali dicevano che questo sistema non era quello giusto, che era pericoloso, che la scelta doveva essere fatta a favore dello strumento che avrebbe permesso ai profondisti di appagarsi: il “circuito chiuso”.

Ancora oggi la strada del chiuso è poco percorribile: troppo costoso, ancora poco affidabile. Ogni anno esperti sommozzatori perdono la vita in immersione avvalendosi di strumenti a circuito chiuso. Per usare un autorespiratore CCR (Closed Circuit Rebreather), accorre una preparazione che è ancora per troppo pochi, i rischi troppo elevati. Ed ancora una volta abbiamo avuto ragione, tutti quelli che osteggiavano il semichiuso, stanno oggi realizzando corsi per l’uso di questo tipo di apparecchio.

Nel 1998 la credibilità dell’agenzia era già consolidata, era tempo di entrare nel sistema didattico dei corsi con uso dell’aria, i quali non erano aderenti ai cambiamenti del settore: le agenzie didattiche sono anch’esse poco portate ai cambiamenti, vuoi perché rifare corsi nuovi adattandoli alle evoluzioni è costoso, vuoi per paura delle novità.

Da parte nostra, oltre 35 anni di insegnamento con le varie didattiche ci hanno convinto che era ora di cambiare, di dare una svolta allo svolgimento dei corsi ARA: l’esperienza fatta andava rivista e corretta, seguendo quelle che erano state le esperienze di gestione di scuole e diving.

I nuovi subacquei vorrebbero immergersi più spesso, avere motivazioni, rischiare meno. Capite le necessità, è stato facile realizzare il prodotto: la linea SNSI Recreational risponde ai desiderata.

Uno dei motivi per cui i sub si immergono poco è il freddo che per la maggior parte dell’anno accompagna le immersioni: il programma Open Water Diver prevede l’opzione della muta stagna. Riteniamo che la diffusione dell’uso della muta stagna costituisca sicuramente un enorme aiuto per l’industria subacquea; essa permette infatti di allungare la stagione di immersione che oggi non è più limitata alla sola stagione estiva.

Altra opzione: il nitrox, se usato per maggior sicurezza contro il rischio di MDD, praticamente rende l’attività quasi senza rischi. Aspetto fondamentale per tutti coloro che hanno responsabilità verso la propria famiglia ed il lavoro.

Altro cambiamento necessario era rendere l’acquisizione dell’esecuzione degli esercizi più immediata. Si è risolto questo inserendo il video nel kit dello studente. In esso non si spiegano le leggi fisiche ma si dimostra come vanno eseguiti gli esercizi affinché l’istruttore possa, quando andrà in piscina o acque delimitate a dimostrare come si esegue un esercizio, avere davanti a sé studenti che saranno nella migliore predisposizione ad apprendere. Uno dei sensi che più partecipa alla capacità d’apprendimento
è la vista.

Per rafforzare l’apprendimento, ognuno dei 5 moduli di piscina prevede che prima di passare ad un nuovo esercizio si ripetano quelli già fatti. La stessa cosa si ripete nelle acque libere, con la differenza che in acque libere gli studenti eseguono gli esercizi in coppia controllandosi l’un l’altro. Il risultato è quello di avere, al termine del corso, studenti che eseguano automaticamente ed indipendentemente gli esercizi che siano richiesti loro, e che, durante le immersioni, abbiano la capacità di affrontare gli eventuali
imprevisti che possano verificarsi.

Questi cambiamenti, che a noi sono sembrati necessari per una didattica moderna e adeguata ai mutamenti del settore, richiedono però mente aperta da parte di coloro che rivestono il ruolo fondamentale nell’insegnamento e nella fidelizzazione degli studenti al sistema didattico: gli istruttori.

La didattica SNSI si differenzia dalle altre in tutte le sue componenti. E’ attuale, segue le evoluzioni delle attrezzature, è particolarmente sensibile al rispetto dell’ambiente, crede nella fondamentale importanza del ruolo che i club svolgono nella diffusione e fidelizzazione dei subacquei all’attività, recepisce ed anticipa i cambiamenti per essere sempre all’avanguardia ed ottenere la leadership in questo settore.

Questa in pochi punti essenziali è la filosofia SNSI.

Nei primi 15 anni di attività, dal 1995 al 2010 SNSI si è dedicata ad acquisire esperienza e crescere sul territorio Nazionale. Dal 2011, forti di supporti didattici eccezionali e di un sistema didattico moderno è iniziata la vera internazionalizzazione dell’Agenzia Didattica. In pochissimo tempo abbiamo raggiunto molti mercati e con orgoglio nel 2012 SNSI è la
prima agenzia nella storia dell’Industria subacquea ad attraversare l’Oceano Atlantico in senso inverso, per sbarcare negli Stati Uniti. Al momento della stesura di questo workbook (2016) SNSI è presente in oltre 42 paesi
d’oltreoceano, in molti paesi Asiatici oltre alla Russia e tutti i paesi dell’Est Europa. Affermandoci così tra le didattiche Leader a livello Mondiale.

Benvenuto a te che ti appresti a diventare Istruttore SNSI, che potrai, dopo prove impegnative ma gratificanti, far parte della organizzazione didattica che ha portato i più grossi cambiamenti nella educazione subacquea.